UNA VITA LENTA
Nº5
Sempre parlo dell'importanza di imparare cose nuove e quest'estate ne ho imparate un bel po': ho scoperto che Maria Callas e Pier Paolo Pasolini erano profondamente innamorati, probabilmente perché nutrivano una profonda ammirazione l'uno per l'altro e quando erano insieme si sentivano completi nonostante un amore fisico tra loro (per ovvie ragioni) non potesse esistere. Mi sono resa anche conto che il mio orologio va indietro di due minuti rispetto all'orologio della Torre di Sant'Anna, ho iniziato ad approfondire la Divina Commedia di Dante, ho imparato che c'è un tipo di caffettiera napoletana che si chiama "cuccuma" e ho capito nuovamente quanto costa poco essere felici.
Questa Acta Diurna è il resoconto di alcuni giorni estivi trascorsi in Italia in cui mi rendo conto che qui, e solo qui, entro in contatto con la mia essenza, focalizzando la mia attenzione su ognuna delle cose che faccio, che vedo, che vivo e che amo veramente. Penso che abbia a che fare con la calma, l'arte, la terra, però più passa il tempo più credo che finirò per danzare senza meta in questi luoghi.
I primi giorni di questo viaggio li ho trascorsi con Vico, che mi accompagnava da Madrid per fotografare i matrimoni che avevamo (lì e ovunque ci venga richiesto). Devo ammettere che poter fare dei viaggi con qualcuno che condivide la tua stessa passione per la fotografia è più che piacevole, è vivere un'esperienza con la stessa frequenza, e con lei ovviamente anche vedere attraverso lo stesso obiettivo.
L'adattamento alla "vita lenta" è sempre progressivo e si respira anche negli eventi più attivi della quotidianità italiana.
E non importa dove guardo perché sono affascinata da quasi tutto ciò che mi circonda, come se ognuna delle cose che fotografo nascondesse un segreto.
E naturalmente, tutto questo non può essere compreso senza uno degli elementi principali attorno a cui ruota parte di questo stile di vita, il cibo. Prima della partenza di Vico, abbiamo avuto l'opportunità di entrare nel laboratorio di produzione "Pasta Fresca Maria E Silvana" situato nel centro di Porto Potenza Picena, dove abbiamo realizzato un piccolo reportage fotografico sulla produzione quotidiana della loro pasta fresca.
.
E intorno al pasto, sempre la famiglia e gli amici.
Parlando con Alessandra, che si occupa di allestimenti floreali per matrimoni ed eventi in Italia (ho la fortuna di circondarmi di amici come lei) mi diceva che quello che per loro è la normalità di un pranzo, una festa, una cena con amici, io riesco ad estrapolarla in una visione che esalta la bellezza della cultura italiana. Ed è proprio grazie a questi commenti che riesco a rafforzare l'idea che in qualche modo, da qualche parte, qualcuno leggerà queste mie parole e viaggerà con me, vivendo le mie stesse esperienze.
E questo è meraviglioso.
Che si tratti di un tramonto sulla spiaggia o di una mattina trascorsa in montagna, quest'estate ho interiorizzato che bastano poche cose (per di più semplici) per essere felici.
E poi naturalmente c'è l'insoddisfazione cronica di cui soffro, un po' per carattere, un po' perché altrimenti non potrei considerarmi artista, e questa mia semplicità ruota attorno alla costante esplorazione di questa terra a cui mi sento così legata.
Suppongo che fermarsi, rallentare improvvisamente il ritmo della vita è fondamentale per imparare, perché anche guardarsi dentro è fondamentale. Questo lavoro interiore mi ha fatto imparare in questi giorni a guardare mio figlio maggiore per quello che è oggi, un bambino che non è più tale e che comincia a farsi fotografare da un'altra prospettiva. Continuo a guardarlo con gli occhi dell'amore, ed è forse per questo che le sue foto di questi giorni sono tra le mie favorite.
E tra l'apprendimento e il rinforzo c'è sempre la costanza, che dipende esclusivamente da noi stessi.
Quando si esprime ciò che si sente tutto è più facile, e la creatività si riflette in atti così semplici ed emotivi come svegliarsi con voglia di fiori freschi , andare a prenderli e continuare a lavorare attraverso la fotografia su ciò che si vuole esprimere.
Mentre scrivevo questa Acta Diurna ho ricevuto un messaggio di una follower che diceva: "Le tue foto sono un viaggio. Non so se verso un'altra città, un'altra epoca o un ricordo, ma pur sempre un viaggio. Grazie per la condivisione".
Un ricordo. Un ricordo. Un ricordo.
Esattamente, ricordo aver vissuto tutto questo in qualche momento.
Ho scritto questo post durante queste giornate estive che già stanno finendo, e si nota dalla temperatura, dal colore del tramonto e dal tono della pelle. Ho aspettato fino agli ultimi giorni per finirlo e faccio fatica. La testa comincia a lasciarsi alle spalle la vita lenta per iniziare a connettersi con la vita di tutti i giorni, naturalmente parallela e opposta a questa.
L'ultima domenica d'estate ho avuto modo di entrare in contatto con qualcosa che non avevo mai visto prima, la formazione aerea della Pattuglia Acrobatica Nazionale Italiana, meglio conosciuta come Freccie Tricolore.
Consiste in una formazione di nove aerei accompagnati da un solista che si esibiscono in acrobazie aeree, in questo caso durante circa quindici minuti, e sono famosi non solo per essere la più grande formazione al mondo ma anche per essere i migliori in quello che fanno.
Il patriottismo italiano è molto forte, è l'immagine del marchio che hanno costruito nel corso della storia e ne sono molto orgogliosi.
A livello fotografico per me è stato molto interessante sia lo spettacolo che la congregazione di persone in attesa di vedere la bandiera italiana disegnata nell'aria. Credo che si possa conoscere un popolo grazie alle sue tradizioni, e questa è una delle più radicate di quello italiano.
Per il resto, sì, la vita lenta mi ha in qualche modo permesso di continuare a lavorare su quello che sarà un settembre molto importante per me.
E tornare per me significa sempre sentirmi di nuovo fuori posto, e quest'anno più che mai ho un po' più paura di subire un'improvvisa paralisi creativa sapendo che intorno a me non c'è più una vita lenta che mi permetta di fermare lo sguardo.
Ma prima che ciò accada, io e Vico abbiamo un viaggio a Firenze e un altro matrimonio all'italiana (l'ultimo di questa stagione) prima di concludere quello che sarà sempre un continuo e infinito desiderio di esplorare.
Quest'estate ho imparato molte cose: ad essere più consapevole delle cose che vivo con tranquillità, a capire ed accettare che i miei centri non devono per forza essere come quelli degli altri, a saper apprezzare i miei momenti di solitudine e a rafforzare (di nuovo questa parola) ciò che sono e ciò che voglio mostrare al mondo.
La fine di quest'estate la segna l'appassirsi delle rose che mi hanno accompagnato mentre scrivevo durante questi ultimi giorni.
E che bello sapere che anche in questo momento, c'è comunque bellezza.